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Il Rinascimento Faentino

Al centro della sala la scultura lignea di San Girolamo è uno dei massimi tesori della Pinacoteca. Con grande potenza espressiva, l’artista rappresenta il monaco cristiano prosciugato dalla dura vita nel deserto: il corpo e lo sguardo mostrano i segni della penitenza, unita a grande dignità. Proviene dalla chiesa di San Girolamo all’Osservanza in Faenza ed è prova dei rapporti culturali tra la città dei Manfredi e Firenze: a parere di diversi studiosi è opera di Donatello.

Il Rinascimento faentino e romagnolo è rappresentato dai dipinti di Biagio d’Antonio, noto pittore fiorentino a più riprese attivo a Faenza, dal misterioso e sofisticato Maestro della Pala Bertoni, fortemente ispirato alla pittura ferrarese del tempo, in particolare a Francesco del Cossa; dal forlivese Marco Palmezzano, la cui monumentale Pala delle Micheline, sulla parete di fondo, è un capolavoro di perizia prospettica; e da Giovanni Battista Bertucci il Vecchio, influenzato dalla soave e morbida pittura umbra e toscana, oltre che dalla ricchezza decorativa del Pinturicchio.

Il polittico qui esposto, proveniente dalla chiesa dei santi Ippolito e Lorenzo, è stata la prima opera a entrare in Pinacoteca nel 1797 e introduce la saletta successiva dedicata al Bertucci con tavole dipinte provenienti dalle principali chiese conventuali faentine.

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