Madonna col Bambino, San Giovannino e Sant’Antonio da Padova giovinetto

Madonna col Bambino, San Giovannino e Sant’Antonio da Padova giovinetto

Biagio di Antonio Tucci

data opera
1480 ca.
tecnica
tempera su tavola
dimensioni
60 x 48,3 cm
provenienza opera

Faenza, Congregazione della Carità. Dal 1878 depositata presso la Pinacoteca comunale

descrizione breve

In un interno la Vergine Maria legge un libro di preghiere, mentre con una mano regge Gesù, seduto su un cuscino rosso appoggiato su un parapetto. Il bambino con una mano benedice, con l’altra tiene un cardellino, simbolo della sua futura Passione: secondo una leggenda cristiana, infatti, l’uccello si sarebbe macchiato col sangue di Cristo crocifisso. Ai lati dei due personaggi principali si trovano a sinistra il piccolo Giovanni Battista, cugino di Gesù, vestito con una pelliccia di cammello, e a destra Sant’Antonio da Padova, raffigurato con le sembianze di un bambino ma comunque riconoscibile grazie al saio francescano e al giglio che tiene in mano. A sinistra è possibile ammirare, al di là di una finestra arcuata, un ordinato paesaggio, contraddistinto dalla presenza di un fiume e di una torre.

Non è noto chi abbia commissionato il dipinto, opera del fiorentino Biagio d’Antonio Tucci. Le piccole dimensioni suggeriscono che esso sia stata realizzato per la devozione privata.

n° inventario
194

In un interno la Vergine Maria legge un libro di preghiere, mentre con una mano sorregge Gesù, seduto su un cuscino rosso appoggiato su un parapetto. Il bambino con una mano benedice, con l’altra tiene un cardellino, in riferimento alla sua futura Passione: secondo una pia tradizione, infatti, la parte rossa del piumaggio di questo uccello sarebbe collegata a un suo tentativo di rimuovere col becco la corona di spine al momento della Crocifissione, macchiandosi col sacro sangue. Ai lati dei due personaggi principali si trovano, a sinistra, il piccolo Giovanni Battista, cugino di Gesù, vestito con una pelliccia di cammello, e a destra Sant’Antonio da Padova, raffigurato sotto sembianze fanciullesche ma riconoscibile grazie al saio francescano e al giglio che tiene in mano. A sinistra è possibile ammirare, al di là di una finestra arcuata, un ordinato paesaggio, contraddistinto dalla presenza di un fiume e di una torre.

Non è noto chi abbia commissionato il dipinto, opera del fiorentino Biagio d’Antonio Tucci. Secondo la critica più recente (Bartoli 1999; Tambini 2009) la tavola è da datarsi attorno al 1480.

Oltre a grandi pale d’altare, Biagio d’Antonio e la sua fiorente bottega realizzarono un gran numero di dipinti aventi per tema la Madonna col Bambino: tali opere di piccolo formato, realizzate per la devozione privata, assieme alla decorazione di cassoni nuziali e deschi da parto garantivano ai pittori entrate sicure e ricorrenti. Biagio e i suoi aiuti spesso riproponevano la medesima immagine, inserendovi alcune varianti, come l’aggiunta di santi e angeli. Non è escluso che a volte si riutilizzassero gli stessi cartoni. Questa produzione seriale è contraddistinta comunque da un’altissima qualità di esecuzione.

L’attenzione ai dettagli naturalistici e agli effetti della luce dimostra la forte influenza su Biagio d’Antonio esercitata dalla pittura fiamminga, della quale si potevano ammirare nella Firenze di fine Quattrocento diversi esempi di eccezionale valore. L’ambientazione in un interno domestico avvolto nell’oscurità e rischiarato da due finestre aperte su un paesaggio richiama invece celebri esempi di Leonardo da Vinci, come la Madonna Benois (San Pietroburgo, Ermitage) o la Madonna del garofano (Monaco, Alte Pinakothek).

A partire dalla seconda metà dell’Ottocento, la tavola fu attribuita da alcuni studiosi locali prima ad Andrea Utili, poi a Giovanni Battista Utili: nomi di pittori faentini del Quattrocento spesso ricorrenti nelle carte d’archivio cittadine. Fu per primo Carlo Grigioni, nel 1935, a suggerire come autore del dipinto il fiorentino Biagio d’Antonio. La sua proposta, condivisa da Roberto Longhi e da Luisa Becherucci già nel 1938, venne definitivamente accettata a seguito delle importanti ricerche di Antonio Corbara del 1947 e mantenuta nella letteratura critica.

GRIGIONI 1935
C. Grigioni, La pittura faentina dalle origini alla metà del Cinquecento, Faenza 1935, p. 246

LONGHI, BECHERUCCI 1938
Mostra di Melozzo e del Quattrocento romagnolo, catalogo della mostra a cura di Longhi R., Becherucci L., Bologna 1938, p. 91, scheda 99

GOLFIERI 1947
E. Golfieri, A. Corbara, Biagio d’Antonio pittore fiorentino in Faenza, “Atti e memorie dell’accademia fiorentina di scienze morali ‘La Colombaria’”, I, 1943-1946, p. 453

BARTOLI 1999
R. Bartoli, Biagio d’Antonio, Milano 1999, p. 217, n. 87. CON BIBLIOGRAFIA PRECEDENTE

TAMBINI 2009
A. Tambini, Storia delle arti figurative a Faenza. Il Rinascimento. Pittura, miniatura, artigianato, Faenza 2009, p. 46

Le immagini sono di proprietà della Pinacoteca Comunale di Faenza. Per l'utilizzo delle immagini, scrivere a infopinacoteca@romagnafaentina.it.

scheda opera redatta da
Piero Offidani