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Domenico Baccarini e il Novecento

Il grande trittico di Domenico Baccarini con L’umanità davanti alla vita (Le passioni umane), iniziato a Roma nel 1904, ma rimasto incompiuto, va considerato il suo testamento spirituale: la conoscenza dell’arte antica e della pittura di Michelangelo viene risolta in uno stile graffiante, quasi espressionista ma con forti rimandi al Simbolismo.
Sono di Baccarini anche il Ritratto della sorella Giovanna, i Due nudi e l’Autoritratto con sottana, dove il chiaroscuro drammatico e l’abbigliamento sembrano dichiarare lo spaesamento del pittore rispetto alle convenzioni sociali. Tra i più vivaci e creativi frequentatori del Cenacolo si contano Ercole Drei, Domenico Rambelli e più indirettamente Lorenzo Viani, che con quest’ultimo collaborò al Monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale a Viareggio.La tempesta di Viani raffigura una maternità povera ma fiera anche nelle avversità. Anche Arturo Martini operò a Faenza: il suo bronzetto con Il cavallino innamorato è un delicato esempio di scultura metafisica e il dipinto con La lavandaia, eseguito quando l’artista stava passando dalla scultura alla pittura, mostra una persistente qualità plastica nei lenzuoli che sembrano blocchi di marmo e nell’energia scultorea dei volumi.