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La collezione Bianchedi Bettoli/Vallunga

La collezione è giunta nel 2011 alla Pinacoteca Comunale di Faenza per testamento di Augusto Vallunga (1938-2010) messo in atto dalla moglie, Maria Grazia Bianchedi Bettoli. Una selezione di circa trenta dipinti, esposti in due sale, rappresenta le principali correnti artistiche del Novecento italiano.

La maggior parte delle opere si datano tra gli anni Venti e la metà degli anni Cinquanta del Novecento con capolavori come Le rive della Tessaglia (1926) di Giorgio De Chirico – padre della pittura Metafisica – e L’astrologo meridiano del fratello Alberto Savinio (1929), che uniscono la profonda conoscenza dell’arte classica e rinascimentale a un’ambientazione onirica e sospesa.

Riferimenti all’antico si trovano anche nella Natura morta con ruderi e pesci (1930-31) di Gino Severini, mentre in Marina a Forte dei Marmi (1940) di Carlo Carrà la spiaggia è calata in un’atmosfera senza tempo.

Insieme a Periferia (1948) di Mario Sironi, è esposta una splendida Natura Morta (1953) di Giorgio Morandi: secondo il criterio compositivo elaborato in quegli anni, l’artista, entro un rettangolo ideale, dispone una luminosa sequenza di vasi e bottiglie.

Massimo Campigli in Scalinata (1955) presenta le sue donne stilizzate sullo sfondo di Santa Trinità dei Monti, in una tecnica che imita l’affresco. Lo stesso effetto è anche ottenuto con il fondo sabbioso del Nudo (n. 1) di Franco Gentilini, su cui si stagliano i volumi chiaroscurati di un corpo femminile. Completano questa carrellata sul Novecento, tra altre opere, Venezia (1950) di Giulio Turcato, una grande Natura morta (1959) di Felice Casorati, i Limoni (1960) di Ennio Morlotti, Le amiche di Arlecchino (1971) di Mino Maccari. In Fiore rosso del Pianeta (1973) e Senza titolo (1977) di Sergio Vacchi, l’atmosfera metafisica e il contenuto simbolista sembrano ricollegarsi, chiudendo un cerchio ideale, alle opere più antiche della collezione.

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