Rose
Donazione Bianchedi Bettoli / Vallunga
Il Conte Luigi Zauli Naldi acquistò il dipinto direttamente da Morandi nello stesso anno 1943 in cui era stato eseguito. Lo destinò poi alla Pinacoteca nel suo lascito testamentario del 1965 (n. 27 dell’elenco).
L’opera si data in un periodo cruciale della produzione dell’artista, quando la sua pittura sembra reagire alla cupezza della guerra e riflettere lo sconforto che lo pervade di fronte agli eventi.
“In una dimensione chiusa e priva di orizzonte, le corolle carnicine occupano tutto lo spazio, lo divorano per nutrirsi della luce nascosta in quell’ombra del fondo, e si sporgono in avanti quasi come un grido, una mano tesa, una bocca spalancata in cerca d’aria”. Così Marilena Pasquali (2001) descrive le straordinarie Rose della Pinacoteca Comunale di Faenza, uno dei mazzi più sensuali dipinti dall’artista, con una pittura densa e impetuosa. Si avverte qui la passione di Morandi per le piante che egli coltivava nei balconi e nei cortili delle sue abitazioni di Bologna e di Grizzana. I fiori quasi sporgono dalla piccola tela: ripresi dall’alto in un vortice di pennellate veloci, sembrano riflettere l’abitudine di Morandi di tagliare le rose appena sotto la corolla, per salvaguardare la pianta, e poi disporle fitte nel vaso. Ma sono fiori, questi, su cui la malinconia si stende come una rugiada malata: con il bocciolo leggermente ammaccato che forse non riuscirà mai ad aprirsi, sono destinati a morire presto.