San Giovannino

San Giovannino

Benedetto da Maiano

data opera
1470-1480 ca.
tecnica
marmo
dimensioni
40 x 31 x 18,5 cm
provenienza opera

1546: Faenza, Commenda di Santa Maria Maddalena della Magione, studiolo di fra Sabba da Castiglione; fino a fine XVIII secolo: Faenza, Commenda di Santa Maria Maddalena della Magione, biblioteca; 1866: Faenza, acquistato dal sacerdote Domenico Valenti; 1866 c.: Faenza, Biblioteca Comunale; febbraio 1871: Pinacoteca civica

descrizione breve

Il busto di San Giovanni, nella variante che lo ritrae bambino, secondo un tipo iconografico molto fortunato nella Firenze del Quattrocento, apparteneva a Sabba da Castiglione (Milano c. 1480- Faenza 1554), collezionista e letterato che visse a Faenza e arredò il suo studiolo con questa ed altre importanti opere, alcune delle quali esposte in Pinacoteca. Una lunga tradizione voleva il busto eseguito da Donatello, mentre la sua attribuzione oscilla tra grandi scultori fiorentini della seconda metà del Quattrocento: Desiderio da Settignano, Antonio Rossellino e Benedetto da Maiano. A quest’ultimo rimandano la “vibrazione luminosa delle guance” e i boccoli che “si addensano in forme piene ma mosse” (Ferretti 2011, p. 115-116). I richiami ai volti degli angeli scolpiti da Desiderio da Settignano nella tomba Marsuppini (Firenze, Santa Croce) possono essere stati mediati attraverso la presenza di modelli in terracotta, ad uso della bottega.

collocazione
n° inventario
196

San Giovanni è rappresentato come un bambino o un adolescente, rispetto alla più comune raffigurazione del santo Precursore di Cristo come un giovane adulto penitente. La variante, le cui origini sono pur antiche, venne molto replicata a Firenze nel Quattrocento. Il Santo, protettore della città era rappresentato in una enorme quantità di immagini, attraverso le quali gli artisti, si cimentavano in un genere caro alla scultura all’antica unito all’attenzione naturalistica della ritrattistica, rivolta a cogliere aspetti della quotidianità, come il mondo dell’infanzia. Il busto del San Giovanni della Pinacoteca, proveniente da Firenze, si trovava a Faenza, in possesso di Sabba da Castiglione (Milano, c. 1480- Faenza, 1554), collezionista, mecenate e letterato, dagli anni Quaranta del Cinquecento. Le fonti tacciono sulle modalità di acquisizione della scultura, informano però di come egli lo considerasse fra le sue opere più care. Cavaliere dell’Ordine di San Giovanni di Rodi (successivamente di Malta), a capo dal 1515 della Commenda di Santa Maria Maddalena della Magione di Faenza, Fra Sabba pose il busto ad arredo del suo studiolo, assieme ad altre importanti opere, delle quali tuttora conservate in Pinacoteca sono un’urna antica di alabastro orientale, la tavola da mensa intarsiata da Damiano Zambelli e il rilievo in terracotta con San Girolamo in preghiera di Alfonso Lombardi. Sabba stesso considerava il busto di San Giovannino un’opera di Donatello, dando avvio alla lunga tradizione che ne imputava la paternità al celebre scultore 1 . Nel testamento di Sabba, del 1546, il notaio riportava l’opinione del testatore “opus quidam divinum, et ut idem testator credit, dixit, manu propria Donatelli” [opera, come afferma, divina e, come egli crede, di mano di Donatello scultore] e nella versione del 1554 del suo fortunato testo, Ricordi, Sabba scriveva “adorno il mio picciolo studiolo di una testa di S. Giovanni Battista, di età di anni cerca quattordeci, di tutto tondo, di marmo di Carrara, bellissimo, di mano di Donato, la quale invero è tale, che se altr’opera di sua mano non si trovasse, questa sola et una basterebbe a farlo al mondo eterno et immortale gli stesso”. Già Leopoldo Cicognara (1823-1824) aveva tuttavia iniziato il dibattito sull’attribuzione dell’opera assegnandola a Desiderio da Settignano, che era stato il primo a introdurre questa specifica tipologia a Firenze, insieme al busto di Gesù Bambino: probabilmente la loro diffusione si ispirava alla Regola del Governo di Cura Familiare composta circa nel 1401-1403 dal beato fiorentino Giovanni Dominici, che raccomandava alle madri di tenere in casa immagini (dipinte) di San Giovannino e di Gesù come modello di comportamento per i fanciulli e per indurre in essi pensieri pii 2 . In seguito la critica ha proposto alternativamente il nome di Antonio Rossellino (ad esempio Planiscig nel 1942), al quale già spettava un’altra opera faentina, l’Arca di San Savino, realizzata per la cattedrale, e infine a Benedetto da Maiano 3 . Il nome di Desiderio è comunque riemerso ancora nella vicenda attributiva del busto faentino: Caglioti (2004) lo considera opera di un non identificato allievo che ne avrebbe continuato il lavoro alla morte del maestro, avvenuta nel 1464; altri, a giustificazione delle somiglianze molto stringenti fra il volto di San Giovannino con gli angeli reggiscudo della tomba Marsuppini in Santa Croce a Firenze, ne hanno ipotizzato la derivazione, consueta nella pratica delle botteghe artistiche, da un modello in terracotta del maestro da Settignano, utilizzato anche dopo la sua morte (per una rassegna della vicenda critica si vedano Viroli 1989 e Ferretti 2011). Il San Giovannino di Faenza, che presenta alcuni segni di rottura nelle spalle e nel naso, nelle parti più esposte agli urti, nella “vibrazione luminosa delle guance” e nella resa naturale dei boccoli, che “si addensano in forme piene ma mosse” (Ferretti 2011, pp. 114-115) trova confronti con altre opere realizzate da Benedetto da Maiano, quali il San Giovanni scolpito sulla porta della Sala dei Gigli di Palazzo Vecchio a Firenze. Dino Campana nel 1960 rimaneva affascinato dall’acume psicologico di questo “delicato busto di adolescente che sembra accogliere la luce gioconda dello spirito italiano” (cit. in Casadei 1991).

VIROLI 1989
G. Viroli, Il San Giovannino della Pinacoteca di Faenza, in Il monumento a Barbara Manfredi e la scultura del Rinascimento in Romagna, a cura di A. Colombi Ferretti, L. Prati, Bologna 1989, pp. 153-156. CON BIBLIOGRAFIA PRECEDENTE

CASADEI 1991
S. Casadei, Pinacoteca di Faenza, Bologna 1991, p. 37, scheda n. 66

CAGLIOTI 2004
F. Caglioti, in In the light of Apollo: Italian Renaissance and Greece. Catalogo della mostra (Atene, 22 dicembre 2003 – 31 marzo 2004) a cura di M. Gregori, Cinisello Balsamo – Atene 2003, volume I, p. 208 scheda n. II.19

FERRETTI 2004
M. Ferretti, in M. Ferretti, A. Colombi Ferretti, Due amici di Fra Sabba. Damiano da Bergamo e Francesco Menzocchi, in Sabba da Castiglione, 1480 – 1554, Dalle corti rinascimentali alla commenda di Faenza, atti del convegno di Faenza, 19 – 20 maggio 2000, a cura di A. R. Gentilini. Firenze 2004, pp. 389-390, n. 32

THORNTON 2004
D. Thornton, “Le mie cose”: Fra Sabba da Castiglione e i suoi oggetti, in Sabba da Castiglione, 1480 – 1554. Dalle corti rinascimentali alla commenda di Faenza, Atti del convegno di Faenza, 19 – 20 maggio 2000, a cura di A. R. Gentilini, Firenze 2004, pp. 318-319

CARL 2006
D. Carl, Benedetto da Maiano: a Florentine Sculptor at the Threshold of the High Renaissance, Turnhout 2006, pp. 42-45

FERRETTI 2011
M. Ferretti, La scultura nel Quattrocento. Storia delle arti figurative a Faenza. Faenza 2011, pp. 112-122

KOHL 2011
J. Kohl, Morals, Males, and Mirrors. Some thoughts on busts of boys in the Renaissance, in Desiderio da Settignano, a cura di J. Connors, A. Nova, B. Paolozzi Strozzi, G. Wolf, Venezia 2011, pp. 90, 98 n. 16

Le immagini sono di proprietà della Pinacoteca Comunale di Faenza. Per l'utilizzo delle immagini, scrivere a infopinacoteca@romagnafaentina.it.

scheda opera redatta da
Alice Festi
  1. tesi sostenuta anche dal riferimento a un passo di Vasari secondo il quale “nella città di Faenza [Donatello] lavorò di legname un San Giovanni et un San Girolamo”, cit. in Casadei 1991, p. 37[]
  2. si veda L. Pisani, San Giovanni Battista nei Busti del Rinascimento fiorentino, in Kopf/Bild: die Büste in Mittelalter und früher Neuzeit, a cura di J. Kohl, R. Müller, Munich 2007, pp. 212-214[]
  3. Venturi 1908; Ferretti 1996, 2004; Carl 2006[]