Soffitto ligneo

Soffitto ligneo

Artigianato faentino del XV secolo

opera di
Artigianato faentino del XV secolo
data opera
1480 ca.
tecnica
tempera su legno
dimensioni
555 x 614 cm
provenienza opera

Faenza, casa in Corso Saffi; 1920: acquistato per le collezioni della Pinacoteca.

descrizione breve

Il soffitto ligneo quattrocentesco che oggi decora la Sala Manfredi della Pinacoteca di Faenza è suddiviso in tre campate dalla presenza di due lunghe travi, sorrette da mensole scolpite. Disposti ortogonalmente rispetto alle due travi maggiori e posti al di sopra di esse vi sono diversi travetti, che sostengono il tavolato. Lo spazio fra i travetti è colmato dalla presenza di 66 tavolette vivacemente dipinte, raffiguranti stemmi, emblemi araldici (allusivi al signore di Faenza, Galeotto Manfredi), motti in latino e animali (reali e fantastici). Proveniente da una casa del centro storico di Faenza, esso venne rimontato in Pinacoteca nel 1921, con alcune manomissioni.

Nelle case signorili del Quattrocento del Nord Italia era diffusa la consuetudine di far decorare i soffitti lignei con tavolette figurate. A Faenza soffitti simili si trovano ad esempio in Casa Ragnoli e Casa Bertolazzi.

collocazione
n° inventario
901

Il soffitto ligneo quattrocentesco che oggi decora la Sala Manfredi della Pinacoteca di Faenza è suddiviso in tre campate dalla presenza di due lunghe travi, sorrette da mensole scolpite. Disposti ortogonalmente rispetto alle due travi maggiori e posti al di sopra di esse vi sono diversi travetti, che sostengono il tavolato. Lo spazio fra i travetti è colmato dalla presenza di 66 tavolette vivacemente dipinte. Il tavolato è scandito invece in un reticolo ortogonale di cantinelle, anch’esse decorate con motivi geometrici.

Sulle tavolette è raffigurato un ampio repertorio di immagini, che si stagliano su fondali campiti con tinte uniformi, impreziositi da sinuose decorazioni filiformi. Sono presenti diversi stemmi, alcuni retti da una coppia di putti, riferibili alla signoria faentina. Si riconosce infatti lo scudo inquartato di turchino e d’argento dei Manfredi ma anche quello raffigurante la palma fiorita, impresa araldica di Galeotto, unito con la sega rossa su campo giallo dei Bentivoglio di Bologna. Quest’ultimo scudo allude al matrimonio avvenuto nel 1482 fra Galeotto Manfredi e Francesca Bentivoglio, conclusosi tragicamente nel 1488 con l’assassinio di Galeotto ordito, fra gli altri, proprio dalla moglie. Per Anna Tambini (2009, p. 223) il soffitto deve essere stato eseguito pertanto fra questi due estremi cronologici. Alla figura di Galeotto allude anche il suo motto personale in latino “IUSTUS UT PALMA FLOREBIT”, raffigurato su un cartiglio (Ibidem). Non è l’unico: ve ne sono infatti altri, sempre riconducibili ai Manfredi (l’espressione in lingua sassone “WAN ICH MACH” e la sua traduzione italiana “FARO’ QUANTO PUR SPERO”, Ibidem). Singolare è anche la presenza del monogramma cristologico IHS, reso popolare nel XV secolo dalle prediche di San Bernardino da Siena, che soleva far esporre alla venerazione uno scudo con quelle lettere (Ivi, p. 224). Di carattere religioso è anche la scritta latina “PAX [H]UIC DOMUI”, ovvero “Pace a questa casa” (Ibidem).

Ciò che colpisce per la fantasia è però il multiforme bestiario rappresentato sulla maggioranza delle tavolette. Sono presenti sia animali reali (leoni, delfini, cani intenti a cacciare cervi o lepri), sia dei mostri (uomini-tartaruga, draghi, mascheroni grotteschi dalle cui bocche fuoriescono cornucopie) sia creature mitologiche (centauri). Non mancano poi dei putti, intenti a cavalcare delfini o a suonare dei corni. Più di una volta ricorrono coppie di amanti di profilo, elegantemente abbigliate secondo la moda di fine Quattrocento.

Prima di giungere in Pinacoteca nel 1921 ed essere collocato nella Sala Manfredi per volontà di Francesco Malaguzzi Valeri (Casadei 1991), il soffitto si trovava in una casa faentina di corso Saffi (Tambini 2009, p. 231, n. 17). Durante il rimontaggio sono state eseguite diverse integrazioni e manomissioni (Casadei 1991; Tambini 2009, p. 231, n. 17). La Tambini ha ipotizzato che il luogo di provenienza del soffitto possa essere la casa con bottega registrata nella parrocchia di Santa Maria in Broilo che, come attestato da un rogito, Galeotto Manfredi avrebbe comprato nel 1486 per poi regalarla al suo barbiere, Jacopo da Ferrara. Se ciò fosse vero, si spiegherebbe, secondo la studiosa, la presenza di tanti emblemi araldici riferibili a Galeotto e al suo casato. La studiosa ha notato inoltre che su alcune tavolette è presente uno stemma che riporta la scritta “AN” sormontata da una croce. Tali tipologie di sigle, come ricordato dalla studiosa (Ivi, p. 224), si riferivano a singole persone ed erano frequentemente adoperate dai notai e da esponenti del mondo mercantile. Purtroppo, nel caso in esame, alle due lettere non è ancora stato collegato con certezza un nome, che potrebbe far ulteriore luce sulla storia della committenza del soffitto.

La consuetudine di far decorare i soffitti lignei delle dimore signorili con tavolette figurate sembra sia nata nel meridione francese durante il XIV secolo (R. Aglio, I soffitti di Viadana: storie di animali e iconografie lontane, “Vitelliana”,8, 2013, p. 18; Moench-Scherer E., Dalle fantasticherie di Clemente VI ai discorsi di potere dei mercanti. Soffitti dipinti in Provenza nel Trecento e nel Quattrocento, in Soffitti lignei. Convegno internazionale di studi, a cura di Giordano L., Pisa 2005, pp. 161-176). Tra il Trecento e il Quattrocento tale tipologia di soffitti si diffuse anche nel Nord Italia, con una particolare frequenza in Lombardia (fondamentale il pioneristico studio di Terni de Gregory W., Pittura artigiana lombarda del Rinascimento, Milano 1981), Piemonte (si veda Lavriani L., Le tavolette da soffitto nell’Alessandrino: Acqui Terme, Alessandria, Casale, Tortona, Cassine, Castelnuovo Scrivia, Alessandria 2008) e Friuli-Venezia Giulia (si veda Fratta de Tomas F., Soffitti lignei in Friuli fra Medioevo e Rinascimento, Cinisello Balsamo 2019). In Emilia-Romagna, seppur meno numerosi, sono noti diversi esempi (come ripercorso in Milanesi G., Tavolette da soffitto in Emilia: prime riflessioni sui modelli, in Cieli dipinti. Soffitti lignei nell’Europa meridionale fra Medioevo e Rinascimento, Atti del convegno internazionale di studi a cura di d’Arcano Grattoni M. e Fratta de Tomas F., Cinisello Balsamo 2022, pp. 59-64): da Reggio Emilia (Palazzo dei Canonici) a Bologna (Museo di Santo Stefano e Museo Civico Medievale), da Ferrara (Casa Romei) a Rimini (Museo della città). Anche a Faenza, come ben illustrato da Anna Tambini (2009, pp. 214-228) diverse dimore e palazzi del Quattrocento presentano tali decorazioni. In particolare, la studiosa ha trovato delle analogie fra le figure del soffitto della Sala Manfredi e quelle presenti sulle tavolette dei solai di Casa Ragnoli e di Casa Bertolazzi, anch’esse decorate con simboli araldici e un variegato bestiario, di gusto ancora tardogotico e vicino a quello che popola i pavimenti maiolicati e i libri miniati del tempo (Ivi, pp. 214-222). In alcune figure, specialmente nella coppia di amanti affrontati, Tambini ha rilevato al tempo stesso un’eco della contemporanea pittura tardo quattrocentesca ferrarese-bolognese (Ivi, pp. 224-225).

Non è noto chi abbia eseguito le pitture del soffitto oggi in Pinacoteca. Decorazioni di questo genere venivano realizzate da botteghe di pittori-decoratori specializzati, che, come si è visto, anche nella Faenza del XV secolo non dovevano mancare. Queste attingevano liberamente sia a repertori iconografici ampiamente collaudati (come i bestiari tardogotici) sia ai modelli della cultura figurativa contemporanea. Un peso importante nella scelta delle immagini da rappresentare doveva averlo certamente la committenza, che di volta in volta orientava il gusto e ordinava precise simbologie, volte a dare prestigio alle dimore e ai loro proprietari.

CASADEI 1991
S. Casadei, Pinacoteca di Faenza, Bologna 1991, p. 39, n. 70.

TAMBINI 2009
A. Tambini, Il Rinascimento. Pittura, miniatura, artigianato, in Storia delle arti figurative a Faenza, vol. III, Faenza 2009, pp. 222-226, 231.

Le immagini sono di proprietà della Pinacoteca Comunale di Faenza. Per l'utilizzo delle immagini, scrivere a infopinacoteca@romagnafaentina.it.

scheda opera redatta da
Piero Offidani