Martirio di Sant’Eutropio
soppressioni napoleoniche, già nella chiesa distrutta di Sant’Eutropio a Faenza
Il dipinto descrive con particolare crudezza la decapitazione del vescovo Eutropio, in seguito eletto dalla devozione popolare come il santo protettore contro l’emicrania. Mentre il boia si allontana dal luogo del martirio con l’ascia in spalla, due uomini sono intenti a sollevare il corpo di Eutropio e un terzo ne raccoglie il piviale e il pastorale. In primo piano si vede il capo mozzato a terra. Il dipinto è stato a lungo attribuito a Michele Manzoni, e si deve a Roberto Longhi, nel 1957, il riconoscimento dell’autografia di Biagio Manzoni, pittore faentino influenzato dall’attività romana di Caravaggio. Le citazioni dal grande pittore lombardo sono evidenti nell’angelo che regge la palma del martirio e nell’uomo di spalle con le braghe rosse che trasporta il corpo decapitato del santo, che ricorda molto uno dei personaggi del Martirio di San Pietro di Caravaggio nella chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma.