28/12/2023

Il restauro delle due tavole di Dosso Dossi

Dosso Dossi era un pittore di Ferrara, anzi “il” pittore, dato che lavorava per la corte degli Este. Nel 1534 esegue, insieme al fratello Battista, una monumentale pala d’altare, “La disputa di Gesù tra i dottori”, per Giovanni Battista Bosi, «cavaliere e dottore in diritto civile ed ecclesiastico» (così recita l’iscrizione nella sua lapide) da mettere nella sua cappella funebre nel Duomo di Faenza, dove si trova anche il bellissimo monumento eseguito da Pietro Barilotto. Oggi, grazie al restauro eseguito dal Castello del Buon Consiglio di Trento e a proficue relazioni tra istituzioni culturali, alcuni volti di quella magnifica Pala d’altare sono nuovamente visibili nella Pinacoteca di Faenza.

Per celebrare la propria categoria professionale, Bosi volle che Dosso rappresentasse la “Disputa di Gesù fra i dottori”, ma con una vera e propria folla di dottori, tutti distribuiti sui tanti metri quadri della gigantesca tavola.

Il dipinto nel corso dei secoli si rovinò tanto che nel 1752 la famiglia Cantoni, nuovi proprietari della cappella, ne fecero eseguire una copia da Vincenzo Biancoli da Cotignola da mettere in Duomo. I Cantoni si spartirono anche i resti del dipinto di Dosso: i due frammenti che finirono nella Pinacoteca di Faenza raffigurano due teste. E che teste. Una è quella della Madonna, tutta stupefatta nello scoprire che il suo bambino sta facendo lezione ai vecchi saggi, l’altra è quella di uno dei dottori raffigurati in primo piano a destra, forse il ritratto mascherato del committente Giovanni Battista Bosi, che doveva avere proprio lo stesso severissimo cipiglio di questo antico saggio.

Le due piccole tavole sono rientrate da pochi giorni in Pinacoteca dopo essere state esposte alla mostra “I volti della Sapienza. Dosso e Battista Dossi nella biblioteca di Bernardo da Cles” tenutasi dal primo luglio al 22 ottobre 2023 al Castello del Buonconsiglio di Trento, che ne ha anche finanziato il lungo, complicato – e costosissimo- restauro.

La pulitura è stata un lavoro molto difficile e sofferto, dato che la superficie pittorica compromessa dai guasti del passato era stata coperta da spesse vernici scure, di consistenza durissima che offuscavano i colori e alteravano le fisionomie. Il lavoro è stato eseguito eliminando a poco a poco con il bisturi le scaglie di vernici spurie, e con la mano tremante all’idea di cosa fosse rimasto sotto…

Anche il supporto in legno del supposto ritratto di Bosi, che presentava una profonda spaccatura, è stato risanato.

Chi entra oggi in Pinacoteca può vedere di nuovo il bel viso della stupefatta Madonna, acconciata “all’orientale” come spesso faceva Dosso, con un turbante candido di cui si sono riscoperte le frange dorate. E ci si sorprende nel notare che anche che l’accigliato “dottore” – ma Giovanni Battista Bosi non si rilassava mai? – qualche vanità in fondo ce l’aveva: sotto quello che, prima del restauro pareva un brutto saio marrone, è emerso il vero abito, di un delicatissimo violetto con decorazioni a ramage e un orlo di minuscole perline.