Rutilio Manetti (Siena, 1571 – 1639),
Sacra Famiglia

Come ha scritto Marco Ciampolini nella scheda dell’opera prestata alla mostra Caravaggio e l’Europa tenutasi a Palazzo Reale di Milano nel 2005, in questo quadro:
Vengono esaminate realtà e incidenza della luce, una luce che nel dipinto non solo discopre il vero. Ma definisce soprattutto i volumi della Madonna e del Bambino, due figure statuarie ma di evidente aspetto campestre. San Giuseppe è un vecchio nel quale i segni del tempo hanno lasciato una traccia impietosa. E sarà stata questa ostentazione del vero a suggerire la vecchia attribuzione a Ribera.
Si tratta di una composizione, continua la scheda di Marco Ciampolini, “chiara ed equilibrata” con “i possenti personaggi torniti come statue da una precisa fonte luminosa. Tipici delle opere manettiane dei tardi anni venti”.
Sono gli anni in cui il maestro – conclude la scheda di Marco Ciampolini – dopo le simpatie per le strutturate forme dei classicisti, in particolare del Guercino, e gli approfondimenti sul luminismo contrastato e di fonte artificiale di Gherardo delle Notti, si volge con più scrupolo allo scandaglio caravaggista del reale.