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Benedetto Marini (Urbino, 1590 – ?)
,Madonna col Bambino, San Michele Arcangelo e un Santo Vescovo{:}{:en}Benedetto Marini,
Madonna with Child, St. Michael the Archangel and a Saint Bishop{:}

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[su_heading size=”18″ margin=”15″]Benedetto Marini (Urbino, 1590 – ?),
Madonna col Bambino, San Michele Arcangelo e un Santo Vescovo[/su_heading]

Benedetto Marini, Madonna col Bambino, S.Michele Arcangelo e un S.Vescovo
olio su tela, 1615 ca., cm. 270×200, dalla chiesa del Convento di San Maglorio di Faenza (?) N. inv. 995

Ignota è la provenienza di questa pala d’altare dell’urbinate Benedetto Marini. Forse l’opera verrebbe ad anticipare la serie dipinta nell’anno 1617 per le chiese della città, ovvero: il Ritorno dalla Fuga in Egitto, passato da San Maglorio alla Pinacoteca, la Madonna col Bambino e le anime del Purgatorio per la chiesa di San Marco, la Madonna col Bambino, Santa Caterina, San Biagio e un Santo guerriero passato dalla chiesa di San Biagio a quella di Santo Stefano.

Le poche notizie che si conoscono di Benedetto Marini svelano un caso, niente affatto unico in questi anni, di emigrazione dalla patria (Urbino nel suo caso, ma il fenomeno si estende a molte città della fascia costiera) per lavorare, più o meno stabilmente in altri centri. Benedetto Marini, allievo in patria di Claudio Ridolfi, verso il 1611 esegue poche opere per la sua città (è nota la Pietà per la chiesa di Santa Croce). Le sue tracce poi ricompaiono a Faenza, dove collabora nel 1616 con Ferraù Fenzoni alle decorazioni ad affresco delle due cappelle del transetto della Cattedrale, senza che fra i due si venga a creare un’assimilazione di stile. Il soggiorno faentino del Marini Segno è contraddistinto da un considerevole numero di opere, segno di una buona ripresa delle commissioni di pittura chiesastiche che il Fenzoni da solo non sosteneva. Il dipinto esposto, di cui la pulitura ha rilevato la datazione al 1615, è il primo della serie.

Nella tela della Pinacoteca di Faenza il Bambino gioca con le ciliegie, come poteva accadere in un’opera meno solenne e di minor formato, destinata a devozione privata. San Michele è colto nel momento in cui, trionfatore sul demonio, ripone le armi. Il vescovo volge la testa, siglata in un profilo perduto tipico del Marini, in atto di fiduciosa intercessione.

♦ Biografia dell’artista
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[su_heading size=”18″ margin=”15″]Benedetto Marini,
Madonna with Child, St. Michael the Archangel and a Saint Bishop[/su_heading]

Benedetto Marini, Madonna with Child, St. Michael the Archangel and a Saint Bishop
Oil on canvas, cm. 270 x 200 cm, Inv. n. 995

The origins of this altar piece by Benedetto Marini are unknown. As Anna Colombi Ferretti wrote in her study on altar paintings during the Counter-Reformation in the Romagna region of Italy published for the exhibition held in Forlì at the Oratorio di San Sebastiano in 1982, the artist from Urbino, a pupil in his hometown of Claudio Ridolfi around 1611, completed only a few works for his city (the Pietà for the S. Croce church is well-known), before traces of him reappear in Faenza, where he collaborated in 1616 with Fenzoni in the fresco decorations of the two side chapels to the high altar in the Cathedral, without creating an assimilation of styles between the two. The painting exhibited, the cleaning of which revealed the date 1615, was the first of the series.

In the canvas of the Pinacoteca of Faenza, the Child is playing with cherries in a familial setting, as might happen in a less solemn work and in a smaller format, intended for private devotion; St. Michael is captured in the moment he triumphs over the demon, sheathing his sword; the bishop turns his head, in a contemplative profile typical of Marini, in a trusting act of intercession.

 

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