Biagio d’Antonio da Firenze (Firenze, 1446 ca. – documentato fino al 1510),
Madonna col Bambino e i Santi Giovannino e Antonio da Padova

Realizzata probabilmente nell’ultimo decennio del Quattrocento, quest’opera fa parte di una produzione che rientra a pieno titolo nella serialità, anche col possibile uso di modelli in cartone. Costanti sono comunque in tutti i modelli noti gli alti livelli di eleganza formale e di tecnica esecutiva.
Molto simile a questa tavola oggi custodita nella Pinacoteca, è in modo particolare un’opera attualmente in una collezione privata svizzera, sia per la composizione che per l’iconografia. Entrambe suggeriscono un interesse per la cultura nordica, cui risalgono come nota Roberta Bartoli “…sia la l’iconografia del Bambino esibito sul davanzale, che certe stilizzazioni alla Van Der Goes” come il pallido ovoide del volto di Sant’Antonio.
Secondo la Bartoli la Madonna faentina è comunque uno dei più intensi lavori di Biagio d’Antonio nel settore privato, con la solita ripresa della Madonna del Garofano di Leonardo per l’ambientazione in una stanza aperta da due bifore nella parete di fondo, la resa delle superfici, dei materiali e degli effetti chiaroscurali. L’escursione negli spessori delle stoffe – da notare la maestria esecutiva dell’opalescenza via via più densa nella sovrapposizione del velo sul capo – e il cangiantismo nei colori più chiari, possono da un lato indurre a un confronto con le morbidezze di superficie del Perugino, dall’altro echeggiano le riduzioni geometriche della pittura emiliana e segnatamente del Costa già contaminato da fiorentinismi.