Carlo Magini (Fano, 1720 – 1806),
Natura morta con zuppiera, uova al tegame e bottiglia

Questo dipinto, come Natura morta con formaggi, cipolle, candeliere e bottiglia è emblema della maniera di Carlo Magini e del suo mondo, composto da tavole imbandite piene di stoviglie, posate, spezie e cibi vari. Il tutto si staglia sul fondo di una parete spoglia, povera che fa risaltare gli oggetti, mai disturbati da figura umane.
Tanta silente ammirazione ha un parallelo di poetica solo nelle Nature Morte di Giorgio Morandi, più di un secolo dopo, come già ebbe a notare Cesare Brandi nel 1986.
Questo quadro, precedentemente nella raccolta Oietti, spicca nel catalogo di Magini per un elemento presente di rado, la tovaglia. Le pieghe forti e nette fanno risaltare il chiaroscuro esibito con tanta sottile maestria: par quasi di sentire tra le dita la trama stessa della stoffa, ruvida, grossa, umile, come il mondo dei suoi oggetti.
Carlo Magini può essere considerato uno dei massimi pittori di Natura Morta italiani, ma è solo dal 1922, in occasione di una mostra a Firenze dedicata alla Natura Morta, che l’apparizione di alcuni suoi quadri consente, grazie alle ricerche di alcuni studiosi tra cui il faentino Luigi Zauli Naldi, di recuperare un nome e un catalogo di opere.
Nel 1990 la pubblicazione di una monografia su Carlo Magini, curata da Pietro Zampetti, ha consentito non solo la definizione di un completo corpus di opere ma anche la ricostruzione dell’intricata e appassionante riscoperta di questo artista.