[su_heading size=”18″ margin=”15″]IL SAN GIOVANNINO RESTAURATO
17 ottobre – 29 novembre 2009[/su_heading]
L’ICONOGRAFIA
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- Introduzione
- L’autore
- Iconografia
- Storia
- Fra Sabba da Castiglione
- Il restauro
- Referenze
- File in formato pdf con tutti i testi dei pannelli in mostra (416 kb)
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Il culto di san Giovanni Battista è molto diffuso nel mondo cattolico, ed è attestato dalle numerose chiese e ovviamente dai battisteri a lui intitolati. In Italia è venerato come santo patrono di molte città, tra le quali Torino, Genova e Firenze e proprio nel capoluogo toscano la sua devozione raggiunse livelli altissimi, ispirando la realizzazione di molti capolavori della pittura e della scultura fiorentina.
Gli artisti, a seconda dell’occasione, ma anche del periodo storico in cui si trovarono ad operare, lo rappresentarono come figura isolata o in un contesto narrativo. Riferendosi alla vita di penitenza condotta nel deserto, in atto di riflettere sulle verità di fede o di predicare la venuta di Cristo, san Giovanni appare emaciato ma vigoroso; la barba di solito lunga, i capelli spesso folti e arruffati, con indosso una pelle di montone o di cammello, in mano la croce fatta di semplici canne tagliate e un cartiglio recante la scritta “ecce agnus Dei” (Ecco l’Agnello di Dio).
Tra gli episodi più importanti della sua esistenza vennero spesso affrontati la nascita, il momento altamente simbolico per il credo cristiano del battesimo di Gesù e il drammatico martirio avvenuto per ‘decollazione’. Imprigionato da Erode, la cui condotta era stata da lui pubblicamente condannata, san Giovanni fu infatti decapitato e la sua testa offerta per compiacere la bella figlia di Erodiade, Salomè, che aveva ballato per il sovrano durante un sontuoso banchetto.
Nel corso del Rinascimento, in sintonia con lo spirito dell’epoca che tendeva ad umanizzare il soprannaturale e ad esaltare le tematiche degli affetti, furono predilette, in particolare dalla devozione privata, le immagini di san Giovanni Battista bambino, detto comunemente san Giovannino. In queste immagini il santo compare in atto di giocare, di adorare o di colloquiare con Gesù Bambino, sotto lo sguardo materno e vigile della Vergine Maria, cugina, sappiamo, di Elisabetta, madre di Giovanni. Vale la pena di precisare come questi episodi, ignorati nei testi sacri e negli scritti apocrifi sulla vita del santo, non risultino in effetti documentabili, poiché, come apprendiamo dai Vangeli, al momento dell’incontro tra il Battista e Cristo in occasione del Battesimo nel fiume Giordano, Giovanni ammise apertamente di non aver mai conosciuto, fino a quel momento, il figlio di Dio.
Nel medesimo clima di religiosità affabile ma anche con l’intendimento proprio degli umanisti quattrocenteschi di fornire un esempio didascalico di virtù incarnata perfino in un fanciullo, si inquadrano le numerose sculture prevalentemente in marmo e terracotta, che rappresentano san Giovannino in età compresa tra l’infanzia e l’adolescenza ripreso alternativamente in piedi, seduto su una roccia o a mezzo busto.
A quest’ultima tipologia che di solito era prescelta per essere posta su mensole, nicchie o architravi delle porte spesso in abitazioni private, appartiene anche il san Giovannino di Faenza, conservato nel Cinquecento da Fra’ Sabba nello spazio raccolto della propria biblioteca.
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