MONUMENTALE
Disegni e scultura nell’arte di Domenico Rambelli
7 dicembre 2013 – 1 maggio 2014
Le ragioni di una mostra
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- Presentazione
- Le ragioni di una mostra. Articolo di Claudio Casadio, direttore della Pinacoteca Comunale di Faenza
- Il genio di Rambelli e le sue opere monumentali. Articolo di Antonio Paolucci, direttore dei musei vaticani
- Riflessione su alcuni inediti. Articolo di Claudia Casali, direttore del Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza
- Biografia di Domenico Rambelli, di Stefano Dirani
- Opere in mostra
- I monumenti di Rambelli. Itinerario nelle opere all’aperto realizzate dall’artista
- Foto della sala di mostra
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Dalle prime ricerche di Orsola Ghetti Baldi, culminate nella grande mostra tenuta a Faenza nel 1980, alla mostra del Novecento tenuta al San Domenico, con le altre iniziative della città di Forlì dedicate anche all’architettura del ventennio e agli itinerari del Novecento, negli ultimi trenta anni sono state molte le occasioni per inserire in un giusto contesto l’arte di Domenico Rambelli.
E il contesto è stato quello di rivendicare per l’artista faentino un posto di primo piano nella scultura del Novecento. Un ruolo da protagonista che, come è stato autorevolmente scritto in più occasioni, deve trovare una nuova possibilità di riconoscimenti a cento anni dalla Prima Guerra Mondiale. Un altro primato generalmente riconosciuto a Rambelli è infatti quello di avere realizzato i monumenti più significativi ai caduti della Prima Guerra Mondiale. E a partire dall’importanza di queste realizzazioni, ovvero dai monumenti al Fante che dorme di Brisighella, ai Caduti di Viareggio e a Francesco Baracca di Lugo, che è sembrato giusto dedicare a Domenico Rambelli un importante evento espositivo nella Pinacoteca di Faenza.
L’intento è duplice. Da un lato si vuol riflettere e documentare come nella propria attività artistica Rambelli sia sempre stato attento alla monumentalità, intesa sia come realtà volta alla grande dimensione e al volume sia come richiamo alla memoria. Monumentalità, divenuta poetica monumentale, dai caratteri declinati sempre secondo un preciso stile, dove dimensione e volume diventano invenzioni di nuove forme, pulite nelle linee e ampliate, per contenere la forza della vita primordiale del mondo contadino.
Una descrizione degli aspetti fondanti la propria vita la fece, ad esempio, nella presentazione alla propria partecipazione della terza quadriennale del 1939 che lo consacrò con la sala personale e l’assegnazione del primo premio per la scultura. Nato in una frazione di campagna, trasferito in città per vicende familiari, si descrisse come fanciullo libero per campagne e fiumi, formatosi nella scuola d’Arti e Mestieri di Faenza e poi andato in avventura a Firenze e Parigi. La sua idea d’arte , in quella autopresentazione, è esplicitata in modo chiaro. “Amo la statuaria monumentale: una statuaria che illustri la nostra vita di passione e di azione in una forma che regga lo spazio”, scrive aggiungendo di cercare “che l’opera porti dentro un sentimento umano”.
Con questo senso dell’arte, che privilegia l’importanza della linea e della forma per riempirla di contenuti vivi, Domenico Rambelli manifesta lo stesso segno e la stessa forza dei suoi monumenti anche nel disegno. Tutta l’arte di Rambelli assume dunque un senso rigoroso di monumentalità che caratterizza il fare artistico dello scultore faentino da ricordare, ed è questo il secondo obiettivo della mostra, anche per i suoi disegni. Un’arte, quella del disegno, appresa nello studio presso la scuola comunale faentina ma poi sviluppata con modalità del tutto autonome e caratterizzante un intero percorso artistico.
A rendere ancora più particolari e significative le qualità dei disegni di Domenico Rambelli è stata fatta anche una piccola ma qualificata scelta di caricature, disegnate a colori con i pastelli, che caratterizzano anche in questo campo l’artista faentino. A documentare la tensione scultorea monumentale anche nella bella produzione ceramica di Rambelli saranno infine i rimandi alle opere esposte nelle sale del Novecento del Museo Internazionale delle Ceramiche.
Occasioni importanti della mostra sono date anche dal ritrovamento di quattro belle opere finora inedite, databili al periodo giovanile, e al restauro di altre due opere della Pinacoteca Comunale eseguito, nel caso della scultura in gesso di Titti Papini, grazie alla iniziativa dell’istituto dei beni artistici e storici della Regione Emilia-Romagna e a seguito della donazione da parte della famiglia per quanto riguarda il busto del conte Carlo Zanelli Quarantini.
Claudio Casadio
direttore Pinacoteca Comunale di Faenza
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