[su_heading size=”18″ margin=”15″]I FIORI DELL’ANIMA

Il linguaggio dei fiori nei paramenti sacri dei domenicani
8 maggio – 27 giugno 2010
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LA PITTURA FLOREALE A FAENZA TRA SETTE E OTTOCENTO

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UCCELLO E FIORI. Faenza, Pittore della Fabbrica Ferniani (Luigi Benini). Acquerello su pergamena. Faenza, Pinacoteca Comunale.

La pittura di fiori e frutta rappresenta un genere che ritorna con forza alla ribalta alla fine del XVIII secolo.
Seppur nelle ovvie diversità stilistiche, conserva la sua doppia natura di indagine naturalistica e allusione simbolica.

Quindi non sorprende il ricorrere nei quadri di elementi vegetali rappresentati nei paramenti ecclesiastici.

La tematica floreale a Faenza

Anche Faenza, in età neoclassica, si dimostrò sensibile ad una tematica che, a partire dall’ultimo quarto del Settecento, si era sviluppata in Francia. E da lì velocemente propagata in tutta Europa, diventando di gran moda. Anche grazie alla smisurata passione floreale di Josephine Bonaparte de Beauharnais. Non a caso soprannominata l’impératrice botaniste.

Tuttora, i nomi degli autori faentini sono oggetto di studio. In particolare, da un ventennio a questa parte, ha cominciato ad emergere Giovanni Rivalta. E’ presente con nature morte alle aste internazionali. Gli vengono adesso attribuite opere tradizionalmente riferite a Pietro Piani.
Comunque, appare ancor oggi confermato come esistesse uno stretto legame fra i pittori “fioristi” e i decoratori delle maioliche Ferniani. Proprio loro avevano trovato nel tema floreale il punto di forza della produzione.

Gli autori faentini

Per due di loro, Piani e Benini, l’attribuzione tradizionale resta confermata. Anche se forse con un numero delle opere ridotto rispetto al passato.

In particolare con Luigi Benini, direttore artistico della Ferniani dal 1778 al 1798, si ha una svolta nella decorazione su maiolica.
Questa è testimoniata da alcune aggraziatissime composizioni di roseti e cespugli fioriti con uccelli e farfalle su vassoi a terzo fuoco. Particolarmente caratteristici e ben riconoscibili sono il tocco delicato e la perizia naturalistica. Che si ritrovano anche nei suoi acquerelli su pergamena.

Pietro Piani (di Faenza) subentrò al suo maestro Luigi Benini nella direzione artistica della Ferniani. Successivamente, abbandonò la ceramica per dedicarsi unicamente alla pittura.
A lui vanno riferite alcune raffinate tempere di fiori. Infatti, si tratta di opere in cui si riconosce la stessa mano dei suoi decori naturalistici su maiolica. Difatti, l’attribuzione fu confermata anche dal suo allievo e collaboratore Antonio Liverani.

Successivamente, è di Ennio Golfieri l’attribuzione ad altro direttore artistico della Ferniani, Giovanni Pani, di due quadretti risalenti agli inizi del XIX secolo. Concordanti stilisticamente con le decorazioni Ferniani del periodo.

La pittura floreale a Faenza

Infine, la serie dei pittori “fioristi” faentini si chiude a metà Ottocento con Domenico Bertoni. Talvolta, la sua personalissima interpretazione del tema floreale può far pensare ad un Rousseau il Doganiere ante litteram.

Dunque, la storia dei pittori floreali faentini è ricca. Ma non si può certo dire che sia del tutto conosciuta.

Ma le tempere con la rappresentazione dei fiori erano appese nelle pareti dei faentini. Come una consuetudine tra mobili di una ebanisteria qualificata e integrate ai soffitti ben decorati, agli arredi e alle ceramiche delle case.

Quindi, un genere che aveva preso sviluppo. Soprattutto testimoniato dalla folta presenza di opere ricordate in varie pubblicazioni del periodo. Inoltre, favorì il passaggio di molti artigiani verso la produzione pittorica artistica.


Concludendo, significativo è il collegamento tra pittura e produzione ceramica. Che avveniva quasi esclusivamente nei laboratori della Fabbrica Feniani.

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