I FIORI DELL’ANIMA
Il linguaggio dei fiori nei paramenti sacri dei domenicani
8 maggio – 27 giugno 2010
INTRODUZIONE
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- Introduzione
- I paramenti sacri di San Domenico
- La pittura floreale a Faenza tra Sette e Ottocento
- La maiolica a decoro floreale
- Ludovico Caldesi botanico faentino
- Lessico floreale e dei paramenti
- I domenicani a Faenza
- Opere in mostra
- Foto della mostra
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La mostra valorizza un importante tesoro custodito nella nostra città e purtroppo quasi sconosciuto: il ricco patrimonio di paramenti sacri del soppresso Convento dei Domenicani di Faenza.
I paramenti sacri sono stati selezionati, tra gli esemplari artisticamente più notevoli, in base ai soggetti dei ricami, focalizzando l’attenzione sulle rappresentazioni floreali e vegetali, delle quali si intende dare precise letture simboliche, per testimoniare come esse non abbiano una semplice funzione decorativa, ma nascondano profondi e complessi significati teologici e spirituali, che rimandano a letture della realtà di ascendenza giudaica, classica, orientale e araba. Pianeti, piviali, stole e altre vesti liturgiche parlavano anche con il linguaggio dei fiori, attraverso allegorie e allusioni che noi oggi non conosciamo più. I paramenti sacri hanno conosciuto in passato una stagione importantissima, realizzati come strumenti di celebrazioni e vere opere d’arte su disegno di una committenza colta e attenta alle simbologia dell’estetica floreale.
Per evidenziare questo aspetto e fornire più emozionanti suggestioni, alle vesti sacre sono associate antiche maioliche italiane e orientali, specialmente settecentesche e ottocentesche, provenienti da collezioni private cittadine, antichi erbari a stampa (dei secoli XVI-XVIII), pitture floreali dai depositi e dalle collezioni della Pinacoteca comunale.
Interessante la sezione dei pittori floreali faentini a documentare un vero e proprio genere specifico della città, tra Settecento e Ottocento. Le tempere con la rappresentazione dei fiori erano appese nelle pareti dei faentini come una consuetudine tra mobili di una ebanisteria qualificata e integrate ai soffitti ben decorati, agli arredi e alle ceramiche delle case. Un genere che aveva preso comunque notevole sviluppo, testimoniato dalla folta presenza di opere ricordate in varie pubblicazioni del periodo, e che favorì il passaggio di molti artigiani verso la produzione pittorica artistica. Della produzione di questo genere di pittura è anche significativo il collegamento, chiaro e diretto, tra pittura e produzione ceramica, che avveniva nel periodo quasi esclusivamente nei laboratori della Fabbrica Feniani. La selezione di maioliche faentine dalla fine del ‘600 agli inizi dell’800, con tipologie di decoro botanico (rosa, fiore di patata, tulipano, foglia di vite) e cineserie (garofano, giardinetto, peonia) pressenta opere di grande qualità, tutte di manifattura Ferniani e tutte inedite. Particolarmente interessanti nella sezione dedicata agli erbari e alla produzione a stampa sono le pagine di uno degli erbari ottocenteschi di Ludovico Caldesi e le tre più importanti pubblicazioni botaniche tra Seicento e Ottocento: il seicentesco De Florum cultura di Ferrari, il Settecentesco Hortus Romanus di Bonelli e la Pomona di Gallesio, capolavoro dell’arte tipografica neoclassica.
La mostra si inserisce nelle annue manifestazioni della Festa del Pellegrino, promossa dal Rione Rosso di Faenza, col contributo della Diocesi di Faenza-Modigliana, della Provincia San Domenico in Italia, della Biblioteca Manfrediana di Faenza, del Liceo Ginnasio “E. Torricelli” di Faenza e dell’Associazione FO-Fa, con il Patrocinio della Regione Emilia-Romagna, della Provincia di Ravenna e del Comune di Faenza e il sostegno della Fondazione Banca del Monte e Cassa di Risparmio di Faenza e della Banca di Credito Cooperativo Ravennate e Imolese.
Curatori: Andrea Dari, Mariagrazia Morganti, Franca Pozzi.
Elaborati grafici e allestimenti: Emanuele Dari.
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